Acne e stress: esiste un legame?

Problemi di brufoli? Lo stress potrebbe esserne la causa

Vi è mai capitato di ritrovarvi sul viso un brufolo proprio in occasione di un evento importante? Tale spiacevole “sorpresina” accade abbastanza spesso e, probabilmente, non si tratta di una coincidenza. Almeno questo è quanto emerge da una recente ricerca statunitense, secondo cui vi sarebbe un legame tra acne e stress.

Lo studio è stato coordinato da Alexa Kimball della Stanford University ed è stato condotto su 22 studenti con problemi brufoli. I ricercatori hanno potuto osservare che gli inestetismi sul viso peggioravano sistematicamente tre giorni prima di un esame e nei sette successivi, vale a dire nei periodi di maggiore tensione.

Acne e stress: ansia e tensione nemiche della pelle

Durante il loro studio, gli esperti hanno eliminato i dati relativi ad altri eventuali fattori di rischio dei problemi di brufoli, quali il ciclo sonno-veglia, la qualità e la quantità di sonno e l’alimentazione. Inoltre, è stata esclusa la possibilità che fosse lo stress ad aumentare a causa dell’aumento dell’acne, anche perché è normale pensare che gli studenti si preoccupassero meno del proprio aspetto fisico durante la preparazione degli esami.

I giovani volontari hanno riempito dei questionari per misurare il loro livello di stress un mese prima di un esame universitario, poi tre giorni prima ed infine una settimana dopo averlo sostenuto. Al tempo stesso venivano sottoposti, nei medesimi intervalli di tempo, a visite dermatologiche, per monitorare eventuali cambiamenti del livello di gravità dei brufoli.

Legame tra acne e stress: tutta colpa degli ormoni

Al termine dello studio, gli esperti hanno effettivamente constatato che i problemi di brufoli tendevano a peggiorare proprio nei periodi di maggiore tensione e ansia. La spiegazione dei possibili nessi causali tra acne e stress, secondo gli studiosi, è da ricercare nelle variazioni provocate dallo stress sui livelli di alcuni ormoni.

Inoltre, la causa potrebbe essere la produzione di sostanze che favoriscono la comparsa di infiammazioni e un rallentamento della rimarginazione delle ferite. Ad ogni modo, la dottoressa Kimball, ha spiegato che vi è la necessità di approfondire tali ricerche, purtroppo spesso trascurate ma importanti per chi soffre di questo disturbo.