Alopecia androgenetica: sintomo di iperplasia prostatica benigna

Alopecia androgenetica? Occhio alla prostrata

Secondo uno studio effettuato da uno staff di ricercatori spagnoli e pubblicato sul Journal of the American Academy of Dermatology, gli uomini con alopecia androgenetica, la più comune forma di calvizie, avrebbero maggiori probabilità di sviluppare l’ iperplasia prostatica benigna, una condizione caratterizzata dall'aumento di volume della ghiandola prostatica.

Nello specifico, con il termine “iperplasia” si intende un aumento del numero delle singole cellule contenute in un organo e che, in questo caso, si manifesta nella zona centrale della prostata. Col passare degli anni, le cellule aumentano in numero e dimensioni, e comprimono e distorcono l'uretra prostatica causando un'ostruzione che ostacola la fuoriuscita dell'urina.

Legame tra calvizie androgenetica e iperplasia prostatica benigna: esiste davvero?

Lo studio spagnolo è stato condotto su 45 uomini a cui era stata diagnosticata l’ alopecia androgenetica e altri 42 soggetti sani che hanno costituito il gruppo di controllo. Tutti i volontari sono stati sottoposti a misurazioni del volume della prostata per mezzo dell’ecografia transrettale, della flussimetria, esame specifico che permette di valutare la velocità del flusso urinario, e test per misurare i livelli ormonali e l’indice internazionale di funzionalità erettile.

Dai risultati è emerso un evidente legame tra alopecia androgenetica e iperplasia prostatica benigna, infatti, Antonella Tosti, docente ordinaria di dermatologia dell’Università di Bologna, ha dichiarato che “i risultati di questo studio non sono sorprendenti in quanto biologicamente sappiamo che il diidrotestosterone è causa sia dell’ iperplasia prostatica benigna che della calvizie precoce”.

Alopecia androgenetica e malattia prostatica: il ruolo del diidrotestosterone

Secondo gli esperti, il diidrotestosterone (DHT) ha un ruolo importante all’interno del legame tra alopecia androgenetica e iperplasia prostatica benigna. Si tratta di uno degli ormoni intrafollicolari indispensabili alla regolazione del ciclo del capello e, in particolare, è il principale metabolita del testosterone prodotto primariamente nella prostata, nelle ghiandole genitali maschili, nei follicoli piliferi dei capelli e nelle ghiandole surrenali dall’enzima 5 alfa-reduttasi.

Il testosterone è, quindi, convertito a DHT dalla 5alfa-reduttasi e per impedire tale processo e le sue conseguenze, è possibile ricorrere a specifici farmaci che agiscono sulla 5 alfa-reduttasi, inibendola. A tal riguardo, la professoressa Tosti spiega che “trattare la calvizie con gli inibitori della 5 alfa-reduttasi permette non solo di contrastare la perdita di capelli, ma anche di prevenire i problemi prostatici”.

Quindi, se i capelli iniziano a diradarsi precocemente si raccomanda di tenere d’occhio anche la prostata e rivolgersi ad uno specialista, per valutare insieme a lui la possibilità di fronteggiare entrambe le condizioni con un unico rimedio.